Brano: Dissidentismo
e che si mantenesse, nel diritto e nel fatto, l’eguaglianza di tutti gli italiani davanti alla legge e al regime.
Allorché, nell'ottobre 1922, i fascisti torinesi capeggiati dal console della milizia Piero Brandimarte (v.) perpetrarono quella che sarebbe passata alla storia come la strage di Torino, Massimo Rocca e Mario Gioda portarono sulla tomba del comunista ucciso Carlo Berruti (v.) una corona di fiori e un biglietto con la scritta: « All’amico d’infanzia caduto in campo avverso ».
Massimo Rocca continuò la sua battaglia contro Cesare Maria De Vecchi (v.), Brandimarte e altri gerarchi esaltatori della violenza sino a quando, in seguito a una campagna da lui condotta per la revisione e l’epurazione del partito fascista, culminata in una lettera aperta indirizzata a Roberto Farinacci e pubblicata sui quotidiani, il 20.5.1924 venne espulso per la seconda volta, e definitivamente, dalle file del fascismo. Con lui, vennero estromessi anche Mario Gioda e Pietro Gorgolini.
La lettera aperta di Massimo Rocca pubblicata il 10.5.1924 sul quotidiano « Il Nuovo Paese » di Roma, era indirizzat[...]
[...]i (v.), Brandimarte e altri gerarchi esaltatori della violenza sino a quando, in seguito a una campagna da lui condotta per la revisione e l’epurazione del partito fascista, culminata in una lettera aperta indirizzata a Roberto Farinacci e pubblicata sui quotidiani, il 20.5.1924 venne espulso per la seconda volta, e definitivamente, dalle file del fascismo. Con lui, vennero estromessi anche Mario Gioda e Pietro Gorgolini.
La lettera aperta di Massimo Rocca pubblicata il 10.5.1924 sul quotidiano « Il Nuovo Paese » di Roma, era indirizzata « A Roberto Farinacci, despota e censore » e iniziava: « Sentimi bene, Farinacci, perché questa volta non voglio risparmiarti nulla,
lo ho riaperto la polemica revisionista in questi giorni, con la volontà precisa di giungere ad un risultato pratico di epurazione e di chiarificazione del mio partito nelle idee, nei metodi e negli uomini ».
La lettera continuava facendo una lunga requisitoria contro gli illegalismi e gli illeciti arricchimenti dei fascisti e concludeva: « Bada bene, Farinacci, questo non l[...]
[...]almente nessuna inchiesta fece seguito al tragico evento.
Altri episodi
Scontri tra gerarchi fascisti si verificarono un po’ ovunque. Nella stessa Capitale si contesero tenacemente il potere Giuseppe Bottai, Italo Foschi, Ulisse Igliori e Gino CalzaBini. Quest’ultimo, che non voleva sciogliere le squadre d’azione fasciste, perse la partita e venne infine espulso dal partito. Vinse Bottai che, per un certo tempo, aveva condotto d’intesa con Massimo Rocca la lotta per la « normalizzazione » e il rinnovamento del partito fascista.
A Ferrara aspra lotta vi fu tra Italo
Balbo (« fascista della seconda ora ») e Olao Gaggiola che si considerava della « prima ora ».
Ad Alessandria i fascisti si divisero in due fazioni, l’una capeggiata dal sindaco Raimondo Sala e l’altra dall’on. Edoardo Torre.
Il fenomeno del dissidentismo e del
lo spadroneggiamento dell’una o dell’altra fazione nelle diverse province si protrasse sino a tutto il
1926.
Il 5.1.1927 Mussolini, come capo del governo, fu costretto a diramare una circolare per preci[...]
[...] fascista « tendenzialmente repubblicano ». Un certo numero di fascisti dissidenti furono confinati durante il ventennio. Tra gli altri, vennero assegnati per 5 anni al confino i’on. Alfredo Misuri (1927) e, nel 1934, Leandro Arpinati (v.) che era stato capo indiscusso del fascismo bolognese e membro del governo. Per un certo periodo fu confinato anche Curzio Malaparte (v.).
Bibliografia: Guido Dorso, La rivoluzione meridionale, Torino, 1950; Massimo Rocca, Co